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Da dottvolpicelli

  1. Cisti follicolari: i follicoli maturano ma non vanno incontro a deiscenza. Sono cisti francamente fuzionali, asintomatiche se <5 cm.
  2. Cisti luteiniche: il corpo luteo si riempie di  liquido e/o di sangue e  si rinchiude. In quest’ultimo caso la paziente spesso avverte dolore in sede inguinale. L’etiologia di queste due varietà di cisti funzionali sembra riferibile a vari fattori come aumento del grasso corporeo nella parte superiore del corpo, irregolarità mestruali, ipotiroidismo, menarca precoce, anamnesi familiare, terapia con tamoxifene.
  3. Cisti LUF (Luteinized Unrupted Follicle): il follicolo non va incontro ad ovulazione ma ugualmente le cellule tecali e della granulosa subiscono il fenomeno della luteinizzazione.
  4. Ovaio policistico e conseguente PCOS  (Sindrome della Policistosi Ovarica)
  5. Cistomi o cistoadenomi (v. appresso)
  6. Cisti endometriosiche: risultano dalla dislocazione di cellule endometriali sul tessuto ovarico e comportano una sintomatologia e complicazioni più o meno severe in relazione al grado di invasione tissutale.
  7. Cisti dermoidi: interessa soprattutto le donne giovani. E’ un vero e proprio teratoma, ovvero una neoformazione di cellule, derivate dall’embrione, in grado ancora di crescere e differenziarsi. La ciste dermoide può raggiungere anche i 15 cm e può contenere al suo interno frammenti di pelle, ossa, denti o capelli. Pur essendo  una formazione benigna, deve essere necessariamente asportata chirurgicamente.
  8. CISTOMA o CISTADENOMA: cisti ovarica, priva di carattere di malignità, creatasi in seguito a proliferazione dell’epitelio ovarico. La sintomatologia più comune è relativa a fenomeni compressivi degli organi viciniori e alla torsione dell’ovaio sul suo peduncolo a causa dell’aumentato peso dello stesso ovaio. Le cisti che potenzialmente potrebbero sviluppare una neoplasia maligna sono davvero molto rare, 1/1.000.000, e si distinguono per un particolare spessore della parete, la presenza di setti particolarmente spessi e vegetazione all’interno della cisti e una vascolarizzazione sospetta che vengono evidenziate da una ecografia transvaginale e color-doppler.   L’esclusione dei caratteri di malignità è confermata dalla negatività dei markers tumorali quali CA 125, CEA e CA 19.9.   Le varietà più frequenti di cistadenoma ovarico sono:

a- Cistoadenoma sieroso (o papillare): frequente tumore benigno, spesso bilaterale e voluminoso, tipicamente cistico ma con variabile, talora predominante, componente solida fibrosa (Cistoadenofibroma, Adenofibroma).

b- Cistoadenoma mucinoso: Tumore benigno in genere unilaterale e voluminoso, mono-pluricistico, raramente con variabile componente solida fibrosa (Cistoadenofibroma, Adenofibroma).

c Cistoadenoma endometrioide: Tumore benigno in genere unilaterale, talora associato a cisti endometriosica, talora con variabile componente solida fibrosa (Cistoadenofibroma, Adenofibroma).

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Cistoadenocarcinoma ovarico: La forma più frequente di adenocarcinoma ovarico. Si forma per esaltazione estrema della crescita epiteliale di un cistoadenoma la cui differenziazione epiteliale si conserva, almeno all’inizio. Le cisti originarie del cistoadenoma vengono infiltrate dalle cellule neoplastiche di derivazione dall’epitelio di rivestimento dell’ovaio. D’altra parte quasi tutte le neoplasie maligne dell’ovaio hanno la stessa origine. Per frequenza fra le neoplasie dell’apparato genitale femminile è secondo solo al cancro endometriale.  E’ più frequente nelle donne in menopausa, nullipare, con menarca precoce e menopausa tardiva. Le varietà istologiche più frequenti sono: la sieropapillare (la più frequente -2/3 dei casi- e la più maligna), la mucinosa (da cui può svilupparsi uno pseudomixoma nel peritoneo), l’endometriale, la varietà a cellule chiare e il tumore di Brenner. Può raggiungere dimensioni notevoli senza dare alcuna sintomatologia tranne un vago senso di tensione addominale.  La diffusione primaria avviene per rottura della capsula con dispersione delle cellule neoplastiche nel peritoneo (carcinogenesi peritoneale). La terapia prevede isterectomia totale con annessiectomia bilaterale ed omentectomia. Subito dopo occorre procedere con la chemioterapia che prevede l’associazione di cisplatino, adriamicina e ciclofosfamide. La prognosi di sopravvivenza a 5 anni è negativa.

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Cistoadenocarcinoma ovarico

 

USG cistoadenocarcinoma

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