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Apparato genitale maschile

Da dottvolpicelli

Ultimo aggiornamento: 23/08/2023

L’apparato genitale maschile può essere suddiviso schematicamente in:

  • organi genitali esterni : il pene e lo scroto;
  • organi genitali interni: i testicoli, gli epididimi, i vasi deferenti, le vescichette seminali, la prostata, i dotti eiaculatori, le ghiandole bulbo-uretrali di Cowper, l’uretra.

 

ORGANI GENITALI ESTERNI

Pene
Il pene costituisce l’organo deputato ad introdurre gli spermatozoi all’interno della vagina durante il rapporto sessuale. Il pene è formato anteriormente da una parte conoide o testa o glande e da una parte centrale cilindroide chiamata asta o corpo. Sul glande si trova l’apertura esterna dell’uretra dalla quale fuoriescono l’urina e lo sperma. La sua forma e consistenza si possono modificare durante l’erezione, fenomeno che interviene con lo stimolo sessuale, in seguito a stimolazioni nervose. Tale capacità si deve alla sua particolarità anatomica, costituita da tre strutture cilindriche essenzialmente costituite da da lacune vascolari racchiuse da lamine fibrose: il corpo spongioso e i due corpi cavernosi. Il corpo spongioso è localizzato posteriormente, circonda l’uretra e, a livello dell’apice del pene, va a formare il glande. Le due strutture laterali, chiamati corpi cavernosi, presentano centralmente un’arteria longitudinale, a. cavernosa, che, dividendosi in ramificazioni vascolari più piccole, si distribuisce a tutto il tessuto cavernoso. I corpi cavernosi, ma non il corpo spongioso, sono rivestiti da una spessa lamina fibrosa: la fascia vaginale. La lunghezza media del pene è di 8.8 cm in posizione flaccida e 12.9 cm in erezione. 

La tunica albuginea è una struttura costituita da fasci di fibre collagene disposti a formare sia uno strato interno, circolare, sottile, che circonda e si addentra nel tessuto cavernoso, sia uno strato esterno, longitudinale, incompleto, che si assottiglia notevolmente a livello ventrale, a ridosso della spongiosa uretrale. Lo spessore dell’albuginea è variabile con valori compresi fra i 2-3 mm nel pene flaccido e gli 0,5 mm durante l’erezione. Dallo strato profondo dell’albuginea originano i fasci che costituiscono il setto mediano e i pilastri intracavernosi, strutture di sostegno a disposizione radiata. Il parenchima dei corpi cavernosi è costituito da una rete di trabecole, composte da uno scheletro fibroso e da muscolatura liscia, che delimitano degli spazi intercomunicanti rivestiti da endotelio, detti caverne o lacune

Lo strato subalbugineo è costituito da piccole lacune scarsamente comunicanti fra loro, attraversate dal plesso venoso sottotunicale. I corpi cavernosi sono fusi sulla linea mediana, eccetto che nella porzione prossimale, dove si dividono per formare le radici affusolate, dette crura. Le crura sono ancorate fermamente da ciascun lato al periostio dei rami ischiatici e sono rivestite sulla loro superficie caudale dai muscoli striati ischio-cavernosi. Il corpo spongioso impari e mediano, è situato ventralmente, in uno spazio creato dai due corpi cavernosi, ed è attraversato dall’uretra. Nel suo tratto distale, il tessuto spongioso si espande nel glande. La base del glande aderisce alle estremità distali arrotondate dei corpi cavernosi. La porzione prossimale del glande è di diametro appena maggiore rispetto all’asta del pene e sporge posteriormente formando la corona. Il corpo spongioso è anch’esso costituito da tessuto muscolare liscio, ma in esso prevalgono le fibre elastiche. Diversamente dai corpi cavernosi, il corpo spongioso è rivestito solo da una sottile fascia, che ricopre il tessuto sinusoidale, costituita da fibre elastiche e cellule muscolari lisce.  Questa differenza fra albuginea dei corpi cavernosi e fascia del corpo spongioso è finalizzata, sia a limitare la rigidità peniena in erezione, che a permettere la pervietà del lume uretrale durante l’eiaculazione. Una differenza importante rispetto al tessuto cavernoso, è la presenza nel corpo spongioso delle ghiandole parauretrali, situate dorsalmente all’uretra per tutta la sua estensione nella spongiosa. Nel tratto prossimale il corpo spongioso si espande a formare il bulbo dell’uretra. Il bulbo dell’uretra si trova nello spazio perineale superficiale, a contatto con il diaframma urogenitale. Il muscolo bulbocavernoso, striato, ricopre il bulbo dell’uretra ed è responsabile con le sue contrazioni volontarie dell’espulsione dell’urina e dello sperma dal lume. 

La cute che ricopre il pene è sottile, mobile ed espandibile per favorire l’erezione; nella parte distale dell’asta, si ripiega su se stessa a formare il prepuzio, poi continua sotto forma di una lamina sottilissima e aderente che ricopre il glande. Una piccola piega secondaria di cute, il frenulo, ha origine sotto il meato uretrale esterno e si estende lungo il rafe mediano fino alla superficie interna del prepuzio. La fascia superficiale del pene (dartos) è una lamina sottile di tessuto connettivo con fibrocellule muscolari liscie e fibre elastiche. In essa decorrono le arterie peniene superficiali e la vena dorsale superficiale del pene. Al di sotto del dartos si trova uno strato connettivale sottile, la tunica sottofasciale, più prominente alla base del pene. Sotto di essa si trova la fascia peniena profonda (fascia di Buck), lamina sottile, resistente, che avvolge i due corpi cavernosi, aderendo saldamente all’albuginea e il corpo spongioso. La fascia di Buck avvolge anche la vena dorsale profonda, le arterie dorsali profonde  e i nervi dorsali.

Vascolarizzazione peniena

L’irrorazione arteriosa del pene trae origine dal ramo anteriore dell’arteria iliaca interna (a. ipogastrica), che si divide a formare l’arteria glutea inferiore e l’arteria pudenda interna. Quest’ultima origina a livello del grande forame ischiatico e penetra nel perineo attraverso il piccolo forame ischiatico; quindi raggiunge la fossa ischiorettale, attraverso il canale di Alcock, e diventa arteria peniena.

L’arteria pudenda passa attraverso il diaframma urogenitale, quindi si divide nei suoi quattro rami terminali: arteria bulbare, uretrale, dorsale e cavernosa.

L’arteria bulbare irrora il bulbo dell’uretra. L’arteria uretrale decorre longitudinalmente nel tessuto spongioso, fornendo rami al corpo spongioso, all’uretra ed al glande. L’arteria dorsale del pene passa sotto la fascia di Buck, medialmente rispetto ai due nervi dorsali e lateralmente rispetto alla vena dorsale profonda che si posiziona centralmente. Infine l’a. uretrale termina con piccoli rami elicoidali nel glande. Lungo il suo decorso, l’a. uretrale genera alcuni rami circonflessi che circondano i corpi cavernosi e lo spongioso. Dall’a. dorsale del pene si dipartono rami penetranti che attraversano l’albuginea e si suddividono in arterie elicine che si riversano negli spazi lacunari. L’arteria cavernosa penetra nel corpo spongioso alla base del pene e decorre fino all’apice in posizione centrale.

Esiste, tuttavia, un’ampia variabilità dell’anatomia vascolare peniena nei soggetti normali, come, ad esempio, l’origine monolaterale delle due aa. cavernose, l’assenza bilaterale delle aa. cavernose, l’ipoplasia unilaterale di un’arteria dorsale e l’origine aberrante delle arterie cavernose e delle bulbari, comunicazioni fra le cavernose dei due lati, tra le cavernose e le dorsali e tra le cavernose e corpo spongioso, cavernose soprannumerarie e le biforcazioni delle cavernose.

Esistono due categorie di vasi terminali: le arterie nutritizie, che  si risolvono in una rete capillare  (sinusoidi) e le arterie funzionali, che drenano direttamente nelle caverne (arterie elicine).

Le arterie nutritizie decorrono senza sinuosità verso la superficie dei corpi cavernosi, si dividono alcune volte, quindi diventano capillari sinusoidali. Sebbene questi capillari siano sparsi in tutto il tessuto cavernoso, essi appaiono maggiormente sviluppati vicino alla superficie dei corpi, in sede subalbuginea. La rete anastomotica generata da queste venule prende il nome di plesso venulare subalbugineo.

Dalle arterie cavernose originano ramificazioni di prim’ordine, le quali danno origine a loro volta a 3-8 arterie elicine propriamente dette. Il diametro del lume dei rami di primo ordine è del 25-60% inferiore a quello delle cavernose.  Le arterie elicine originanti dalle branche di prim’ordine immediatamente successive sovrappongono i loro territori di irrorazione. Metà delle branche di prim’ordine, dopo aver dato origine alle elicine, continuano il loro decorso e si connettono con il plesso venoso subalbugineo senza ulteriori ramificazioni. Questi “shunt vessels” tengono un decorso più o meno rettilineo.  Le arterie elicine, diversamente dagli “shunt vessels” hanno dei cuscinetti subendoteliali di fibrocellule muscolari lisce, che possono agire come sfinteri.

Le caverne formano una rete anastomizzata estesa a tutto il corpo cavernoso. Le lacune centrali sono ampie (0,5-1 mm a livello distale e 4-5 mm a livello prossimale), mentre quelle periferiche appaiono decisamente più ristrette (0,2 mm). Le venule drenanti i corpi cavernosi originano dovunque dalla superficie dei corpi cavernosi. Tali venule postcavernose (diametro 200 μ) procedono per 0,5-5 mm o più al di sotto della superficie dei seni periferici, ricevono venule dal plesso venoso subalbugineo e quindi si congiungono con altre per generare le vene emissarie (diametro 300-500 μ). Queste vene emissarie cambiano bruscamente il loro decorso penetrando perpendicolarmente nella tunica albuginea e si svuotano nelle vene circonflesse o direttamente nella vena dorsale profonda nei due terzi distali dei corpi cavernosi, e nelle vene cavernose nel terzo prossimale di essi. La vena dorsale profonda è in genere unica e si scarica nel plesso periprostatico di Santorini.

Schematicamente possiamo descrivere tre principali sistemi venosi drenanti il sangue del pene: i sistemi superficiale, intermedio e profondo:

  1. Il sistema superficiale, origina dalla cute del pene e dal tessuto sottocutaneo superficia¬le fino alla fascia di Buck e da luogo alla vena dorsale superficiale. Questa solitamente è un singolo vaso, ma può essere multipla o bifida. Generalmente sbocca in una vena grande safena, ma può svuotarsi nella femo¬rale o nella vena epigastrica inferiore.
  2. Il sistema intermedio è compreso tra la fascia di Buck e la tunica albuginea. Esso drena il glande, la parte distale del corpo spongioso ed i corpi cavernosi. Molte piccole vene rette convergono dal glande e dalla porzione ventrale del corpo spongioso in un plesso retrocoronale. La vena dorsale profonda del pene prende origine da questa convergenza. Essa scorre verso il pube nel solco dorsale compreso tra i corpi cavernosi. 
  3. Il sistema profondo drena la porzione prossimale del corpo spongioso ed una larga parte dei corpi cavernosi. Piccole vene bulbari prendono origine nel tratto prossimale del corpo spongioso e sboccano direttamente nelle vene peniene profonde (cavernose). Vene uretrali posteriori si uniscono alle vene bulbari o drenano direttamente nel plesso pudendo. Anche piccole vene emissarie dai corpi cavernosi sboccano nelle vene profonde. Vene crurali emergono dalla superficie perineale delle crura, decorrono lateralmente e sboccano direttamente nelle vene pudende interne.

 Innervazione

Il pene è provvisto di una ricchissima innervazione  di tipo simpatico (azione vasocostrittrice), parasimpatico (azione vasodilatatrice), sensitivo e motorio. Tutta l’innervazione peniena converge sul plesso ipogastrico inferiore (detto anche plesso pelvico), struttura a forma rettangolare, fenestrata, situata in un piano sagittale il cui punto  centrale  si  localizza  al  livello  dell’apice  delle  vescicole seminali.

L’innervazione ortosimpatica (azione vasocostrittrice) deriva dalla porzione toraco-lombare (T11-L2) del midollo spinale che partecipa al tronco simpatico. Quest’ultimo, decorrendo in sede retroperitoneale, raggiunge il plesso sacrale (o ipogastrico superiore),   al di sotto della biforcazione aortica, che si continua nel plesso ipogastrico medio e nel plesso ipogastrico inferiore (o plesso pelvico). Da qui fuoriescono i nervi ipogastrici che raggiungono i corpi cavernosi del pene. 

L’innervazione parasimpatica (azione vasodilatatrice) origina dalle radici ventrali sacrali S2-S3-S4 da cui  si dipartono i nervi erigendi, contigui ai vasi ipogastrici, i quali terminano nel plesso pelvico. Da tale plesso si sviluppano i nervi cavernosi, che, decorrendo postero-lateralmente alla prostata, raggiungono i corpi cavernosi. 

Le termina­zioni nervose sensitive, particolarmente abbon­danti in corrispondenza del glande e del frenulo del prepuzio, sono in massima parte corpuscolate (corpuscoli tattili di Meissner, corpuscoli ge­nitali di Krause, ecc.). Il controllo nervoso dell’erezione vede impegnati sia il sistema vegetativo (orto-e para-simpatico), che il sistema somatico (sensitivo e motorio). 

 L’innervazione somatica motoria del pene è legata al nervo dorsale del pene, ramo terminale del nervo pudendo (assieme al n. perineale che rappresenta la continuazione diretta del n. pudendo) che fornisce fibre  anche ai muscoli trasverso superficiale del perineo,  ischio-cavernosi e bulbo-cavernoso. Il n. pudendo è un nervo misto includendo, oltre alle fibre motorie, anche fibre parasimpatiche e sensitive.

Scroto
Il sacco scrotale è una specie di sacchetto muscolo-cutaneo diviso da un setto fibroso centrale  in due compartimenti all’interno dei quali sono alloggiati i testicoli. Il sacco scrotale svolge un compito fondamentale nella termoregolazione dei testicoli, permettendo ad essi di mantenersi ad una temperatura costante di 35 °C circa.  La componente muscolare dello scroto consente allo scroto di distendersi al caldo o contrarsi al freddo o durante esercizi fisici.

Lo scroto è costituito da cute, sottocute e uno strato muscolare chiamato dartos:

  •  cute: ruvida, corrugata e pigmentata, è solcata centralmente, lungo la linea longitudinale mediana, da una lamina fibrosa detta rafe perineale, che si continua in alto sulla faccia inferiore del pene e all’indietro sul perineo (rafe perineale). La cute dello scroto possiede un’importante secrezione sebacea, che ha la funzione di richiamo sessuale e contribuisce ulteriormente al meccanismo della termoregolazione.
  • dartos: è una lamina fibro-muscolare, detta anche muscolo pellicciaio,  composta da un denso strato di tessuto muscolare liscio e fibre collagene ed elastiche che permettono l’ancoraggio dello scroto alla base del pene. Il dartos aderisce intimamente alla faccia profonda della cute dello scroto e  con la sua contrazione, o semplicemente con la sua tonicità, determina il pieghettamento della borsa scrotale e il suo aspetto rugoso. 
  • cremastere – È formato da fascetti muscolari che si trovano nel canale inguinale e nello scroto fra gli strati interni ed esterni della fascia spermatica, circondando i testicoli e il funicolo spermatico. È una estensione del muscolo obliquo interno addominale, si origina anche dal tubercolo pubico e dal legamento inguinale, per poi arrivare al funicolo spermatico. Il muscolo cremastere è innervato dal nervo genito-femorale che fornisce anche rami cutanei ai genitali esterni e alla zona cutanea antero-superiore della coscia. Il n. genito-femorale deriva dalle radici anteriori di  L1-L che confluiscono nel plesso lombare. Di qui il nervo genito-femorale discende in basso parallelamente all’uretere e lateralmente all’a. iliaca comune prima e all’a. iliaca esterna poi; a livello del ligamento inguinale si divide in n. femorale e n. genitale. Il ramo genitale è misto: motorio per il m. cremastere dove è responsabile del riflesso cremasterico e sensitivo per la cute dello scroto. Il ramo femorale origina a livello del ligamento inguinale, raggiunge il triangolo femorale di Scarpa, perfora la fascia cribrosa di Scarpa e va ad innervare la cute antero-superiore della coscia.  

ORGANI GENITALI INTERNI

 Testicoli

I testicoli sono organi ghiandolari, a forma di ovoide appiattito in senso trasversale, avvolti dalla tonaca albuginea,  alloggiati in una sacca cutanea chiamata borsa o sacca scrotale o semplicemente scroto. La posizione dei testicoli al di sotto del canale inguinale non è una situazione originale ma acquisita nel corso dello sviluppo infatti in epoca embrionale essi si sviluppano in addome, ai lati della colonna vertebrale; successivamente i testicoli si portano in basso verso il canale inguinale che attraversano per raggiungere la loro posizione definitiva. La mancata discesa dei testicoli comporta un’ectopia dei testicoli o criptorchidismo.   In genere il testicolo di sinistra discende più in basso rispetto al destro. Hanno  forma ovoidale, misurano 4x3x1,5 cm circa, pesano circa 30 grammi, consistenza parechimatosa. La tonaca albuginea è una membrana fibrosa  costituita da tessuto connettivo fibroso denso con fasci di fibre collagene ad andamento parallelo, resistente e inestensibile, spessa 0,5-1 mm, che ricopre direttamente il testicolo. In corrispondenza del terzo mediano posteriore presenta un notevole ispessimento detto mediastino testicolare o corpo di Higmoro che contiene la rete testis o rete di Haller. All’albuginea aderisce la tunica vaginale, membrana mesoteliale che deriva dal processo vaginale del peritoneo, che nel feto precede la discesa dei testicoli dall’addome nello scroto. Dopo la sua discesa, questa porzione di sacca, che si estende dall’anello inguinale addominale, si oblitera vicino alla parte superiore del testicolo, mentre la porzione inferiore rimane un sacco a fondo chiuso, che riveste la superficie del testicolo e si riflette nella superficie interna dello scroto. Il testicolo è costituto da differenti tipi di cellule, ciascuna dotata di una funzione specifica:

  • gli spermatogoni, cellule staminali precursori degli spermatozoi;
  • le cellule di Leydig, posizionate negli spazi intestiziali fra i tubuli seminiferi, sono responsabili della produzione degli androgeni: testosterone, androstenedione e deidroepiandrosterone sotto lo stimolo dell’ormone LH. L’ormone follicolo-stimolante (FSH) aumenta la risposta delle cellule di Leydig all’LH aumentando il numero di recettori per tale ormone.
  • le cellule di Sertoli, fanno parte del connettivo parietale tubulare, sono dotate di funzione trofica e sono determinanti per la maturazione degli spermatogoni a spermatozoi maturi (spermatogenesi).

Dalla faccia profonda dell’albuginea si dipartono dei setti convergenti verso l’interno del testicolo delimitando circa 300 logge. Ciascuna loggia ha forma piramidale, con la base volta verso la superficie esterna del testicolo e l’apice in corrispondenza del mediastino testicolare. Ciascuna loggia si suddivide in lobuli che contengono  i tubuli seminiferi contorti, le cui estremità si uniscono a formare i tubuli retti che sboccano nella rete testis. Dalla rete testis si dipartono circa 15-20 condottini efferenti che confluiscono a formare l’epididimo. I tubuli seminiferi contorti sono lunghi da 30 cm a 70 cm e occupano il poco spazio a loro disposizione grazie al loro andamento convoluto.

La parete dei tubuli seminiferi è costituita da epitelio pluriseriato detto epitelio germinativo che poggia su una lamina propria. L’epitelio germinativo comprende accanto alle cellule germinali in diverso stato differenziativo le cellule del Sertoli, che sono cellule di sostegno. Le cellule del Sertoli sono cellule di derivazione mesodermica non spermatogeniche che oltre a sostenere e a nutrire gli spermatozoi svolgono importanti funzioni endocrine. Si estendono per tutto lo spessore dell’epitelio con la base che poggia sulla membrana basale e l’apice verso il lume; l’apice presenta delle infossature entro cui sono contenute le teste degli spermatidi in via di sviluppo. Sono riconoscibili per il nucleo triangolare con nucleolo evidente e cromatina dispersa. Le cellule del Sertoli sono unite da complessi giunzionali, tight junctions, che suddividono l’epitelio germinativo in due compartimenti conosciuti come basale e come luminale. Le cellule del Sertoli mediano quindi gli scambi metabolici tra il compartimento luminale degli spermatidi quello sistemico costituendo una barriera ematotesticolare che isola gli spermatidi dal resto dell’organismo, proteggendoli dal sistema immunitario.

 Epididimi

Gli epididimi (dal greco επι sopra e διδυμοσ testicolo)  costituiscono un piccolo rilievo sulla parte superiore di ciascun testicolo. Si presentano come un tubo aggrovigliato; tale struttura funziona come luogo di accumulo e maturazione degli spermatozoi prodotti.

Deferente

Il dotto o vaso deferente è un condotto, lungo dai 40 ai 45 centimetri che collega gli epididimi ad altri organi; dopo aver percorso questo piccolo tubo gli spermatozoi si mescolano con altri liquidi prodotti sia dalle vescichette seminali che dalla prostata; si viene così a formare il liquido seminale.

Vescichette seminali
Queste piccole strutture si trovano posizionate poco sopra ed ai due lati della prostata. Si presentano come piccole tasche secernenti un liquido biancastro ricco di fruttosio. Questo liquido costituisce nutrimento per gli spermatozoi, aumentandone la motilità.

Prostata La prostata è un organo ghiandolare,  impari e  mediano, situato nella  piccola  pelvi  fra  la  base  vescicale  ed il  diaframma urogenitale, dietro la sinfisi pubica e davanti all’ampolla rettale.  È  attraversata  a  pieno  spessore  dalla  prima  porzione dell’uretra  (uretra  prostatica)  dove  riversa  il  proprio  secreto durante l’eiaculazione. Ha forma a castagna con base superiore e apice  inferiore.  Dal  punto  di  vista  istologico  è  formata  da ghiandole tubulo-alveolari (otricolari) ramificate che per la loro posizione rispetto all’uretra e ai dotti eiaculatori, possono essere raggruppate in un lobo anteriore, lobo medio e due lobi laterali. 

Irrorazione prostatica: La  prostata  riceve  il  flusso  sanguigno  arterioso  dall’arteria vescicale  inferiore  che,  dopo  aver  fornito  piccoli  rami  alla porzione inferiore e posteriore delle vescicole seminali, alla base della vescica e alla prostata, termina con due voluminosi gruppi di vasi prostatici: gli uretrali e i capsulari. I vasi uretrali entrano nella  prostata  a  livello  della  giunzione  vescico-prostatica posterolaterale, assicurando l’apporto arterioso al collo vescicale e  alla  porzione  periuretrale  della  ghiandola.  I  rami  capsulari decorrono lungo  la  parete  pelvica,  nella  fascia  pelvica  laterale, in posizione  posterolaterale  rispetto alla  prostata,  danno  rami che  decorrono  centralmente  e  dorsalmente  per  irrorare  la porzione  periferica  della  ghiandola.  I  vasi  capsulari  terminano con  un  piccolo  plesso  che  irrora  il  pavimento  pelvico.  I vasi  capsulari,  sia  arteriosi  che  venosi  rappresentano  un  repere macroscopico  per  l’identificazione  dei  microscopici  rami  del plesso  pelvico  che  innervano  i  corpi  cavernosi.  Le  vene prostatiche  di  deflusso  costituiscono  il  plesso  di  Santorini.  La vena dorsale profonda fuoriesce dal pene sotto la fascia di Buck tra  i  corpi  cavernosi  e  penetra  nel  diaframma  urogenitale, dividendosi  in  tre  rami  principali: il  ramo  superficiale  e  i  due rami,  destro  e  sinistro,  che  formano  i  plessi  laterali.  Il  ramo superficiale, che decorre tra i legamenti puboprostatici, è situato in posizione  mediana  al  di  sopra  del  collo  vescicale  e  della prostata;  precocemente  visibile  negli  interventi  per  via retropubica,  possiede  rami  comunicanti  sia  con  la  parte superiore  della  vescica  che  con la  fascia  endopelvica.  Questo ramo  superficiale  si  trova  al  di  fuori  della  fascia  pelvica.  Il tronco  comune  e  i  plessi  venosi  laterali  sono  coperti  e  avvolti dalle  fasce  prostatica  ed endopelvica.  I  plessi  venosi  laterali decorrono posterolateralmente  e  sono  in  libera  comunicazione con il plesso pudendo, otturatorio e vescicale. Piccoli rami a lato dei  legamenti  puboprostatici  penetrano  frequentemente  nella parete  della  muscolatura  pelvica.  Questi  plessi  sono  in collegamento  con  altri  sistemi  venosi  così  da  formare  la  vena vescicale  inferiore,  affluente  della  vena  iliaca  interna.  La maggior  parte  dell’irrorazione  dei  corpi  cavernosi  deriva dall’arteria  pudenda  interna.  Bisogna  ricordare  che  le  arterie pudende  possono  originare  dall’arteria  otturatoria,  vescicale inferiore e vescicale superiore e, dato che questi rami aberranti decorrono lungo  la  porzione  inferiore  della  vescica  e  sulla superficie antero-laterale della prostata, possono essere sezionati durante  una  prostatectomia  radicale.  L’interruzione  di  questi vasi può compromettere il flusso arterioso al pene, specialmente nei pazienti anziani con flusso ematico penieno ai limiti inferiori della norma.  

 I nervi per la prostata decorrono al  di  fuori  della  capsula  prostatica  e  della  fascia  del Denonvilliers,  fino  al  punto  d’ingresso  nella  prostata,  ove  perforano  la  capsula. I  rami  per  l’uretra  membranosa  e  per  i corpi  cavernosi  decorrono  anch’essi  al  di  fuori  della  capsula prostatica  dorso-lateralmente,  nella  fascia  pelvica  laterale,  tra prostata  e  retto.  I  fasci  neurovascolari  sono  localizzati  nella fascia  pelvica  laterale  tra  la  fascia  prostatica  e  la  fascia dell’elevatore. A  livello dell’uretra  membranosa  decorrono alle ore 3 e 9. Dopo aver perforato il diaframma urogenitale, passano  dietro  l’arteria  ed il  nervo  dorsale  del  pene  prima  di entrare  nei  corpi  cavernosi.  Sebbene  le  dimensioni  di  questi nervi  siano  microscopiche,  la  loro  localizzazione  può  essere individuata  durante  l’intervento  utilizzando  come  reperi  i  vasi capsulari.  Per  questo  motivo  queste  strutture  vengono  indicate con il nome di banderelle neurovascolari (BNV).  

Dotti eiaculatori
I dotti eiaculatori si trovano all’interno della prostata e sono formati dall’unione dei dotti deferenti con le vescichette seminali; essi confluiscono poi nell’uretra prostatica e peniena.

 Ghiandole di Cowper
Queste ghiandole si trovano sotto la prostata, ai lati dell’uretra, durante la fase di eccitazione sessuale, secernono una piccola quantità di liquido che partecipa a neutralizzare l’ambiente acido uretrale, permettendo agli spermatozoi eiaculati di vivere più a lungo.

 Uretra
L’uretra costituisce un condotto decorrente inizialmente, come abbiamo detto, all’interno della prostata, che si continua in un tratto intermedio attraversante il pavimento pelvico ed infine un ultimo tratto che attraversa il corpo spugnoso del pene. Nel canale uretrale si trovano molte ghiandole.

References:

  1. Frank H. Netter, Atlante di anatomia umana, terza edizione, Elsevier Masson, 2007. ISBN 978-88-214-2976-7
  2. L. Testut e A. Latarjet, Trattato di Anatomia Umana, UTET, Torino, 1966,Vol VI: 503-556.
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1 commento

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