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Cardioversione elettrica

Da dottvolpicelli

La cardioversione è una procedura terapeutica utilizzata per regolarizzare alcuni tipi di aritmie. La cardioversione può essere effettuata con shock rapidi e a bassa energia liberata da un defibrillatore con funzione sincronizzata ed è chiamata cardioversione elettrica ma può essere effettuata anche con la somministrazione di farmaci anti-aritmici per via endovenosa (cardioversione farmacologica) in particolare vengono utilizzati i farmaci antiaritmici bloccanti dei canali del sodio (classe I), quali quali la chinidina, la disopiramide e la procainamide, flecainide (Almarytm® 150 mg/15 ml fl ev), il propafenone (Rytmonorm® cpr 150, 300 mg; fl ev 70 mg/20 ml)   o bloccanti dei canali del potassio (classe III).  quali l’ibutilide e l’amiodarone (Cordarone® fl ev).

In presenza di polso, il trattamento specifico per tutti i ritmi tachicardici dipende da un’ultima determinazione: se il polso generato consente di considerare il paziente stabile o instabile. Nei pazienti stabili, il trattamento per l’aritmia sottostante è solitamente costituito da farmaci. Per il paziente instabile, il trattamento di scelta è l’elettricità. Tutti i ritmi tachicardici, siano essi a complesso largo o stretto, sono considerati instabili se il paziente presenta anche dolore toracico, dispnea, stato mentale alterato, ipotensione, edema polmonare o alterazioni ischemiche all’ECG. Il trattamento per tutti i ritmi tachicardici instabili è la cardioversione sincronizzata.

La cardioversione elettrica viene spesso confusa con la defibrillazione, ma sono due procedure diverse. Nella cardioversione elettrica la scossa è sincronizzata con una fase specifica del ciclo cardiaco, il cosiddetto complesso QRS, per evitare di causare danni al cuore. Nella defibrillazione lo shock elettrico non è invece sincronizzato su alcuna fase perché erogato in presenza di aritmie senza attività elettrica cardiaca organizzata. La defibrillazione, infatti, viene praticata in condizioni di emergenza, in caso di arresto cardiaco per fibrillazione ventricolare o tachicardia ventricolare senza polso e viene applicata una maggiore energia rispetto alla cardioversione.

La maggior parte dei defibrillatori attuali utilizza una forma d’onda bifasica che consente di utilizzare un livello di energia inferiore per ottenere una cardioversione efficace. A causa della loro maggiore capacità di terminare le aritmie ventricolari, i defibrillatori che utilizzano forme d’onda bifasiche sono preferiti a quelli che utilizzano la vecchia forma d’onda monofasica.

 METODICA – Gli elettrodi del defibrillatore di solito vengono posizionati nella parte anteriore e posteriore del torace o sui lati destro e sinistro del torace. Prima della cardioversione, il paziente è sottoposto ad una  sedazione che causerà sonnolenza e attutimento del dolore.

Per eseguire la cardioversione sincronizzata, il defibrillatore viene posto in modalità “sincronizza” premendo l’apposito pulsante sulla macchina. Ciò fa sì che il monitor tracci l’onda R di ciascun complesso QRS che passa. Sopra ogni complesso QRS apparirà un indicatore di sincronizzazione, a indicare che la funzione di sincronizzazione è attiva.

Viene quindi selezionato il livello di energia appropriato e il pulsante di scarica/shock viene tenuto premuto. Il defibrillatore non rilascia immediatamente lo shock. Invece, attende la comparsa dell’onda R successiva ed eroga la scarica nel momento in cui si verifica l’onda R. Ciò consente di erogare lo shock in modo sicuro lontano dall’onda T, evitando il fenomeno R-on-T.

I livelli di energia consigliati utilizzati per eseguire la cardioversione sincronizzata variano da 50 a 200 joule. Ricordare il livello energetico specifico per un particolare sottotipo di tachicardia instabile è difficile, soprattutto in una situazione di emergenza. La raccomandazione più semplice e sicura è iniziare con il livello di energia più basso (50 joule) e, se lo shock non ha successo, raddoppiare la quantità di energia utilizzata. In un caso refrattario, sarai a 200 joule dopo solo tre scariche.

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INDICAZIONI: aritmie di varia natura, prevalentemente fibrillazione atriale e flutter atriale.

CONTROINDICAZIONI

La cardioversione elettrica è generalmente ben tollerata anche da pazienti anziani e non è pericolosa. Non è controindicata nei pazienti con pacemaker o defibrillatori impiantabili.

Le controindicazioni sono legate all’anestesia totale necessaria per la cardioversione elettrica esterna, per evitare al paziente il dolore e la sensazione della scossa elettrica al cuore.

COMPLICAZIONI –

  1. ustioni cutanee nella zona di applicazione degli elettrodi nel caso della cardioversione elettrica esterna
  2. ipotensione arteriosa temporanea
  3. embolie  – Se all’interno della cavità cardiaca sono presenti trombi, in seguito alla scossa potrebbero distaccarsi ed embolizzare. Per questo motivo la cardioversione elettrica è preceduta dalla esecuzione di un ecocardiogramma transesofageo e da una terapia con farmaci anticoagulanti.
  4. Aritmie – Raramente, alcune persone sviluppano altre aritmie durante o dopo la cardioversione. Se ciò accade, di solito avviene pochi minuti dopo la procedura. Possono essere somministrati farmaci o shock aggiuntivi per correggere il ritmo cardiaco.

Generalmente la cardioversione è risolutiva e regolarizza il ritmo cardiaco. Se l’aritmia si ripresenta si può ripetere la cardioversione elettrica più volte.

Se la cardioversione elettrica o farmacologica non funziona nel controllo delle aritmie, in particolare della fibrillazione atriale episodica, si può ricorrere alla strategia ablativa: l’ablazione transcatetere permette (con varie tecniche) di eliminare piccole porzioni di tessuto cardiaco responsabili della fibrillazione atriale.

References:

  1. Link MS. Clinical practice. Evaluation and initial treatment of supraventricular tachycardia. N Engl J Med. 2012 Oct 11;367(15):1438-48.
  2. Delaney B, Loy J, Kelly AM. The relative efficacy of adenosine versus verapamil for the treatment of stable paroxysmal supraventricular tachycardia in adults: a meta-analysis. Eur J Emerg Med. 2011 Jun;18(3):148-52.
  3. Pariaut R. Atrial Fibrillation: Current Therapies. Vet Clin North Am Small Anim Pract. 2017 Sep;47(5):977-988.
  4. Kerber RE, Martins JB, Kelly KJ, Ferguson DW, Kouba C, Jensen SR, Newman B, Parke JD, Kieso R, Melton J. Self-adhesive preapplied electrode pads for defibrillation and cardioversion. J Am Coll Cardiol. 1984 Mar;3(3):815-20

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