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Esofago – patologie

Da dottvolpicelli

REFLUSSO GASTRO-ESOFAGEO 

TERAPIA:

  • normalizzazione del peso corporeo
  • evitare caffè, alcool, spezie
  • evitare pasti copiosi
  • antiacidi e alginati
  • H2 bloccanti tipo ranidina (Zantac® cpr 75, 150, 300 mg; 1-2 cpr al dì)
  • inibitori pompa protonica tipo pantoprazolo (Pantorc® cpr: una compressa a metà mattinata)

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ESOFAGO DI BARRETT 

L’esofago di Barrett è una malattia dell’esofago che comporta l’alterazione della mucosa esofagea, correlato il più delle volte al reflusso di succo acido gastrico (Malattia da reflusso gastroesofageo – MRGE).  Questa alterazione, detta anche metaplasia intestinale (‘meta’ dal greco ‘trasformazione’), è uno stato reversibile, ma, se non trattato, può diventare una condizione precancerosa (displasia prima di basso e poi di alto grado) e negli anni trasformarsi in neoplasia maligna.

Epidemiologia – L’esofago di Barrett ha una prevalenza compresa tra lo 0.5% ed il 2% della popolazione mondiale adulta. In particolar modo si riscontra frequentemente in:

  • uomini di etnia caucasica;
  • età compresa tra i 50 e i 60 anni;
  • pazienti con reflusso gastroesofageo di lunga data (spesso non consapevoli e/o sintomatici per tale reflusso).

Sintomatologia – La manifestazione della malattia da reflusso è vaga e con un quadro clinico povero di sintomi. Questi quando presenti sono i cosiddetti sintomi tipici:

  • pirosi (bruciore) retrosternale;
  • fastidio epigastrico (a volte dopo mangiato, a volte a digiuno);
  • pesantezza post-prandiale;
  • sensazione di reflusso acido talvolta che risale direttamente in bocca.

Talvolta la sintomatologia invece comprende dei sintomi cosiddetti atipici, spesso ancora più trascurati dal paziente stesso come:

  • tosse;
  • raucedine;
  • mal di gola la mattina.

È proprio per questi segni indiretti e vaghi della malattia da reflusso gastroesofageo che spesso i pazienti ottengono una diagnosi tardivamente, rischiando che il quadro, laddove non noto, si presenti in fase avanzata.

Diagnosi – Per una prima diagnosi dell’Esofago di Barrett, il paziente deve eseguire:

  • gastroscopia (EGDS);
  • biopsie della mucosa displastica e, se presenti, delle lesioni.

Terapia – l’esofago di Barrett può essere trattato con molteplici approcci:

  • terapia farmacologica con inibitori di pompa e follow-up endoscopico;
  • chirurgica con plastica antireflusso: il Barrett è associato ad una malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) e la plastica antireflusso diminuisce/azzera l’effetto lesivo dell’acido gastrico sull’esofago;
  • trattamento per via endoscopica, attraverso una ablazione (bruciatura superficiale) o un’asportazione (EMR – ESD) della parte della mucosa danneggiata.

Alimentazione ed esofago di Barrett

Non esiste una dieta specifica per la prevenzione o il trattamento dell’esofago di Barrett. “Si rimanda pertanto ad una dieta/alimentazione che contrasti il reflusso gastro-esofageo e pertanto l’infiammazione dell’esofago. Occorre inoltre avere delle abitudini dietetico-comportamentali che possono aiutare nel controllo del reflusso. Tra questi ricordiamo:

  • evitare i pasti abbondanti;
  • avere una dieta con pochi grassi;
  • mangiare lentamente, masticando bene;
  • non coricarsi dopo aver mangiato;
  • evitare cibi troppo caldi o freddi;
  • non fumare e non bere alcol”.

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SPASMO ESOFAGEO

TERAPIA:

  • Nitrati ad azione prolungata come l’isosorbide nitrato (Carvasin®  cpr 10 mg, cpr sublinguali 5 mg;  10 mg x 3 volte al dì
  • Calcio antagonisti: nifedipina (Adalat cpr 10 mg,  Adalat AR 20 mg); 10 mg x 3/die

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ROTTURA DELL’ESOFAGO

La rottura dell’esofago è una condizione molto grave generalmente causata in durante la gastroscopia o altre procedure che prevedono l’inserimento di strumenti attraverso il cavo orale e la gola. Le rotture possono verificarsi anche durante un episodio di vomito, conati di vomito o deglutizione di una grande massa di cibo che rimane incastrata nell’esofago. Quest’ultimo tipo di rottura prende il nome di sindrome di Boerhaave. Alcune rotture avvengono spontaneamente, specialmente nei soggetti che presentano esofagite eosinofila non trattata.

Fisiopatologia – Una rottura esofagea lascia uscire dall’esofago aria, succhi gastrici e/o cibo, provocando grave infiammazione nel torace (mediastinite). Può raccogliersi del liquido attorno ai polmoni creando una situazione di versamento pleurico e flogosi.

Sintomatologia – I sintomi della rottura dell’esofago includono dolore toracico, dolore addominale, vomito, vomito con sangue, iopotensione arteriosa e febbre.

Diagnosi – Per diagnosticare rotture dell’esofago vengono effettuate radiografie del torace e dell’addome. La diagnosi viene confermata con un’esofagografia. Con questo esame il medico esegue una radiografia o una ripresa video dell’esofago dopo aver fatto ingerire al paziente un liquido di contrasto che rende la mucosa esofagea visibile alla radiografia. Si deve utilizzare un particolare mezzo di contrasto che non irriti la cavità toracica.

Terapia – La riparazione chirurgica dell’esofago e il drenaggio dell’area che lo circonda sono procedure che devono essere eseguite immediatamente. Prima della riparazione chirurgica, il medico somministra antibiotici ad ampio spettro per prevenire infezioni, e liquidi per via endovenosa per trattare la pressione arteriosa bassa.

Prognosi – Anche a fronte del trattamento, il rischio di decesso è molto alto.

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ERNIA IATALE: si verifica quando una piccola porzione dello stomaco protrude nel torace attraverso il forame esofageo. Se di piccole dimensioni è asintomatica.  Ma le ernie iatali più grandi possono causare:

  • Bruciore di stomaco.
  • Reflusso di cibo o liquidi ingeriti nella bocca, chiamato rigurgito.
  • Riflusso di acido dallo stomaco nell’esofago, chiamato reflusso acido.
  • Difficoltà a deglutire.
  • Dolore toracico o addominale.
  • Sentirsi sazio subito dopo aver mangiato.
  • Fiato corto.
  • Vomito di sangue o feci nere, che potrebbero significare sanguinamento nel tratto digestivo.

 .

ACALASIA – detta anchecardiospasmo; aperistalsi esofagea; megaesofago – è una malattia in cui le contrazioni ritmiche peristaltiche dell’esofago sono assenti o compromesse, lo sfintere esofageo inferiore non si rilassa in modo normale e la pressione a riposo dello sfintere esofageo inferiore risulta aumentato.

Eziologia – La causa di questo disturbo di solito è sconosciuta, ma può comparire dopo l’esposizione ad alcuni virus e malattie autoimmuni che distruggono l’innervazione esofagea o patologie neoplastiche sclerosanti che provocano stenosi dello sfintere inferiore. Patologie note sono rappresentate da malattia di Chagas, l’infezione che causa la distruzione di piccoli gruppi di cellule nervose dell’esofago,  e nella sindrome della tripla A, malattia molto rara a carattere ereditario, caratterizzata da acalasia, malattia di Addison e alacrimia.

Epidemiologia – È considerata una malattia rara in quanto l’incidenza è di circa 1 ogni 100.000 abitanti. La fascia di età più colpita è quella compresa tra i 30-50 anni senza differenza tra i due sessi.

Sintomatologia –  I principali sintomi dell’acalasia sono difficoltà di deglutizione (disfagia), rigurgito di cibo e liquidi, dolore toracico retrosternale e perdita di peso.

Diagnosi –

  • Studio radiologico del transito esofagogastrico del bolo baritato. Nel momento in cui il soggetto ingerisce il bolo baritato si evidenzia l’assenza delle normali contrazioni ritmiche dell’esofago. L’esofago è dilatato, generalmente solo in misura moderata ma, a volte, può raggiungere dimensioni enormi, con restringimento dello sfintere esofageo inferiore.
  • Manometria ad alta risoluzione (HRM): è l’esame che permette la diagnosi definitiva. Attraverso l’introduzione transnasale di una piccola sonda, si riescono a valutare l’attività peristaltica dell’esofago, le pressioni e la capacità di rilasciamento dello sfintere esofageo inferiore
  • La planimetria per impedenza è un nuovo tipo di esame dell’esofago, nel quale un palloncino riempito con soluzione fisiologica viene usato per misurare simultaneamente la sezione interna dell’esofago e la pressione al suo interno.
  • TAC
  • Ecografia endoscopica

Terapia –

  • dilatazione pneumatica del cardias che consiste nel posizionare sotto controllo endoscopico un dilatatore pneumatico esofageo (palloncino) a livello del cardias che, dilatandone le fibre, ne provoca il rilasciamento.  L’efficacia di questo tipo di trattamento è buona ma presenta  il 25% di recidive.
  • La miotomia detta anche POEM (per-oral endoscopic myotomy) consiste nella sezione per via endoscopica delle fibre muscolari dell’esofago. Questa tecnica è assolutamente risolutiva del sintomo disfagia, ma nonostante numerosi studi, sussistono perplessità sulla metodica in quanto sembrerebbe gravata sul lungo termine dall’insorgenza di reflusso gastroesofageo e conseguente esofagite.
  • Miotomia secondo Heller –  è un intervento chirurgico che viene eseguito in anestesia generale con tecnica mininvasiva videolaparoscopica e consiste nella sezione delle fibre muscolari dell’esofago a livello della giunzione esofagogastrica (5 cm sull’esofago e 2 cm sullo stomaco). Alla miotomia, si associa una plastica antireflusso anteriore secondo Dor che protegge dall’insorgenza del reflusso postoperatorio: la sede della miotomia viene coperta dal fondo gastrico.

  • L’inoculazione per via endoscopica di tossina botulinica è in grado di bloccare la liberazione di acetilcolina dal plesso mioenterico di Auerbach (parte del sistema nervoso enterico che si trova nella muscolatura esterna del tratto grastrointestinale) inibendo la muscolatura liscia e riducendo la pressione dello sfintere esofageo inferiore. L’effetto immediato è buono, ma la procedura è gravata da frequenti recidive con necessità di ripetute sedute endoscopiche.  L’iniezione rappresenta un’alternativa alla dilatazione con palloncino o alla miotomia ed è quasi altrettanto efficace. Tuttavia, i risultati solitamente durano solo da 6 mesi a 1 anno, meno rispetto ad altri trattamenti.

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