- prolasso uterino: la colpoisterectomia costituisce l’intervento di elezione per tale patologia
- fibromi o adenomi dell’utero, quando non è possibile procedere con altre terapie;
- displasie cervicali;
- K cervicale in situ.
- evita l’apertura della parete addominale con le sue possibili complicazioni (infezioni, trauma operatorio generale, cattiva cicatrizzazione)
- minore compromissione della funzione dei visceri addominali
- minore durata dell’intervento
- minore perdita di sangue
- decorso operatorio migliore
- minor rischio di tromboembolia venosa
- minori giorni di convalescenza
- nessuna cicatrice visibile
Svantaggi:
- necessaria una buona mobilità dell’utero
- l’arcata pubica deve essere di tipo nettamente femminile
- sacrificio di un maggior tratto di vagina
- controindicata in caso di utero grosso e/o fisso
- impossibile esplorare completamente il cavo addominale
La paziente è posta sul tavolo operatorio in posizione litotomica con iperflessione delle gambe. Il piano perineale deve sporgere alquanto oltre il margine del letto operatorio. l’intervento è suddiviso in 4 tempi:
- scollamento della vescica dall’utero;
- recisione dei peduncoli vascolari;
- rimozione dell’utero;
- chiusura della cupola vaginale.




Celiotomia posteriore – La portio è tirata in alto facendo presa sulle pinze che vi sono state apposte precedentemente. Con ciò la mucosa vaginale posteriore è messa in tensione e il peritoneo del Douglas è preso con una pinza chirurgica e lo si apre al di sopra di questa pinza con forbici curve. La breccia peritoneale è allargata per via smussa Nel cavo peritoneale si introduce una lunga valva vaginale posteriore per mantenere all’indietro il retto per tutta la durata dell’intervento e due valve laterali per allargare il campo operatorio. Il lembo peritoneale anteriore viene fissato con un punto alla parete posteriore della vagina. Le anse intestinali sono spinte in alto mediante una striscia di garze.

Il setto sopracervicale viene facilmente inciso trasversalmente con forbici curve sulla linea mediana fra vescica e collo laddove il setto è più lasso perchè costituito da fibre collagene ed elastiche mentre lo stesso setto è costituito da fibre connettivali spesse nei punti di contatto con vagina e vescica a cui aderisce fortemente.





- Ad annessi ben mobili si può facilmente esporre il lig. infundibolo-pelvico sospingendo il collo dell’utero, liberato dai suoi collegamenti parametriali, verso la concavità sacrale, ribaltando il fondo dell’utero e spostando la vescica verso la sinfisi e il lig. rotondo verso il ramo discendente del pube. Con queste manovre è facile afferrare l’estremità tubarica e l’ovaio con una pinza fenestrata di Foerster e abbassarli entrambi.
Si prendono uno dopo l’altro il lig. rotondo e l’infundibolo, si sezionano e si legano. Le legature vengono lasciate lunghe e repertate con Klemmer.
- se gli annessi sono difficilmente raggiungibili si procede a capovolgere l’utero, sezionare e legare il lig. rotondo lasciando i capi lunghi; si attira in basso l’infundibolo e lo si seziona e lo si lega. Si asporta l’utero con un solo annesso. Infine si asporta allo stesso modo il rotondo e l’infundibolo.

1. Si chiude per primo il cavo peritoneale con due punti: il primo, in senso orario, inizia dalle ore 1, passa sopra l’annesso in corrispondenza del parametrio e si riprende alle ore 5 badando a non perforare i vasi. Il secondo punto comincia alle ore 7 terminando alle ore 11 e prende le parti simmetriche del lato destro della paziente. Entrambi i punti vengono annodati mentre si fa trazione sui fili di sutura lasciati lunghi di annessi e parametri facendo in modo che i capi di questi vengano estrinsecati. Resta una piccola breccia attraverso la quale si può introdurre nel cavo peritoneale una lunghetta per controllare l’emostasi.
Si chiude il bordo vaginale con punti ad “U” che assicurano un’emostasi perfetta. Molti preferiscono non chiudere la vagina poichè i margini vaginali alla fine dell’intervento vengono senz’altro a toccarsi senza tensione e si chiudono facilmente per seconda. D’altronde anche dopo la sutura per primam la vagina spesso si chiude definitivamente per secundam.
2. si fissano i monconi annessiali e parametriali al bordo della vagina. Si chiude il cavo peritoneale con una sutura a borsa di tabacco Con questo procedimento la vagina resta sempre aperta. Tale metodica è più veloce ma meno sicura della prima e soggetta ad un maggior numero di complicanze.
- Gravi emorragie ed ematomi. Il rischio di un sanguinamento tale da richiedere una trasfusione è basso (0- 10%). Circa il 10% delle donne sviluppa un ematoma a livello della cupola vaginale che di solito drena spontaneamente dopo 7-10 giorni. Raramente l’ematoma richiede drenaggio chirurgico.
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