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PCOS: diagnostica di laboratorio

Da dottvolpicelli
Le pazienti con sindrome da ovaio policistico (PCOS) presentano un caleidoscopio di variazioni ormonali non sempre facilmente decifrabile e con variazioni notevoli fra le diverse pazienti PCOS. Il complesso quadro ormonale deve perciò essere considerato nella sua globalità e confrontato con la diagnostica clinica e strumentale per individuare le principali alterazioni etiologiche e stabilire la terapia migliore possibile. 

 

I principali marker di laboratorio sono i seguenti: 

  • FSH   normale o basso: la diminuita secrezione di FSH può essere  assoluta o relativa; il rapporto FSH/LH è quasi sempre alterato in favore di LH, ed è dovuta al feed-back negativo sulla secrezione di FSH esercitato dalle alte concentrazioni sieriche di estrone (E1). Quest’ultimo  deriva dalla conversione periferica degli androgeni, soprattutto a livello del tessuto adiposo addominale.
  • LH: i livelli plasmatici di LH spesso risultano elevati ad un primo controllo e normali ad un secondo controllo. Probabilmente questo è dovuto al fatto che nella PCOS l’ampiezza dei picchi (ma non la frequenza) di LH è molto più alta della norma mentre la frequenza rimane invariata per cui alti o bassi livelli plasmatici di LH rivelati dall’esame di laboratorio possono dipendere solo dall’aver colto o non col prelievo un picco di secrezione di LH, ricordando che l’emivita di questo ormone è di 30 minuti (1). L’ipersecrezione di LH è conseguente all’ipersecrezione di Gn-RH (pulses aumentati di frequenza e ampiezza) che induce una ipersecrezione di LH e non uguale ipersecrezione di FSH (2).
  • Rapporto LH/FSH  è frequentemente più alto del normale; attualmente questa anomalia è ritenuta la causa primaria della sindrome da policistosi ovarica. Si crea un circolo vizioso in cui non si riconosce più  il punto di partenza e quello di arrivo (Anello di Yen).

 

  • IGF-1 (Insulin Growth Factor-I): Svolge un’azione di stimolo sulla sintesi di androgeni da parte dell’ovaio. Aumenta nella PCOS (1-3)
  • IGF-BP (IGF-Binding Protein): diminuisce nella PCOS e conseguentemente in circolo aumenta la percentuale di IGF-I libero (1-3).
  • EGF (Epidermal Growth Factor):  la sua concentrazione sierica diminuisce nella PCOS. Svolge un’azione ovarica locale: l’EGF è in grado di inibire l’aromatasi che regola la conversione intrafollicolare degli androgeni in estradiolo a livello delle cellule della granulosa. Bloccando questa conversione si ha un accumulo di androgeni ed “androgenizzazione” ovarica.
  • Anti-Müllerian Hormone (AMH) o MIS (Mullerian-inhibiting sustance): valori sierici normali variano fra 4.6 e  6.7 ng/ml (3); aumenta nelle pazienti PCOS in correlazione con l’aumento della β-inibina . Tuttavia l’AMH ma non la β-inibina  è direttamente correlato con l’aumento del volume ovarico e con l’aumento di LH, LH/FSH, T, A, Insulina, IR che si osserva nelle pazienti PCOS (3). Tuttavia l’AMH manca della sensibilità necessaria per poter essere utilizzato come strumento diagnostico nella PCOS (3). I livelli sierici di AMH sono strettamente correlati con il numero dei follicoli primari e secondari sia nelle donne normali che nelle pazienti PCOS (4,5).
  • β-inibina:  la β-inibina presenta concentrazioni sieriche significativamente più alte nelle pazienti PCOS rispetto ad un gruppo di controllo non-PCOS (70 ± 8.0 vs 40 ± 3.4 pg/ml) (3).

Diagnosi differenziale fra adolescenti anovulatorie con LH elevato  e pazienti PCOS: I livelli sierici di LH ed androgeni sono simili nei due gruppi di pazienti (1-3).

 

 IPERANDROGENISMO:

La secrezione di tutti gli steroidi, androgeni inclusi, è di tipo pulsatile e sottoposta a ritmi circadiani.  Gli androgeni sono sintetizzati a livello dell’ovaio, surrene e tessuti periferici come le cellule adipose e le cellule muscolari. I principal Androgeni forti sono DHT e Androstendione; Precursori androgenici: DHEA, DHEA-S. Quasi sempre nelle PCOS ritroviamo valori elevati o border-line di uno o più androgeni in conseguenza dell’ipertono dell’LH (v. schema sopra).

  • Testosterone (T):   le concentrazioni plasmatiche del T nelle PCOS sono superiori ai valori normali; solo l’1% del T è nella forma libera (fT), ma in alcune pazienti PCOS la quota libera può essere maggiore sia per l’aumentata secrezione di T che per una riduzione di SHBG. Il fT è negativamente correlato con l’Apolipoproteina-1 (5). Sono considerate iperandrogeniche le donne con androstendione >2.5 ng/ml e testosterone >1 ng/ml .

È molto difficile dimostrare l’origine ovarica o surrenalica dell’androgenemia anche se alti livelli di DHEA-S fanno pensare immediatamente a patologia surrenalica (iperplasia surrenalica, sindrome di Cushing o tumore ACTH-secernente). Che  gli androgeni surrenalici siano capaci di “androgenizzare” l’ovaio rendendo atresici i follicoli inducendo la formazione di microcisti è dimostrato dall’alta incidenza di PCOS in pazienti con sindrome di Cushing o con iperplasia surrenalica da difetto della 21-β-idrossilasi.    Per escludere un difetto enzimatico surrenalico si effettua un test all’ACTH (Synacthen® fl 250 mg e.v.) oppure soppressione surrenalica con Desametazone (DMX): 4 mg/die per 4 giorni.

  • FAI (Free Androgen Index) and bio-available androgen: gli androgeni liberi (FAI) circolano nel sangue per la maggior parte legati a proteine di trasporto a causa della loro insolubilità in soluzioni acquose. In particolare si legano in modo specifico con SHBG, in modo aspecifico con Albumina e in parte circolano non legati (androgeni liberi o FAI). Si considerano come androgeni biodisponibili (bio-AA) la frazione libera sommata alla frazione legata ad Albumina. il FAI si calcola con la formula (T) x (6.11-2.38 x log 10  [SHBG]).
  • 17-OH-Progesterone: il test di stimolazione con HCG o Gn-RH effettuato nella fase follicolare precoce o middle-follicolare, evidenzia un marcato aumento del 17-OH-P nelle pazienti PCOS (1,2).
  •  Prolattina HPRL: risulta aumentata nel 15-20% dei casi di PCOS. Il suo aumento è dovuto all’aumentata produzione di E1.  L’iperprolattinemia a sua volta  aumento di DHEA e DHEA-s per azione specifica della HPRL sulla corteccia surrenalica.

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BIBLIOGRAFIA:

  1. Adams JM, Taylor AE, Crowley WF jr, Hall JE: “Polycystic ovarian morphology with regular ovulatory cycles: insights into the pathophysiology of polycystic ovarian syndrome”. J Clin Endocrinol Metabol 2004; 89: 4343-50.
  2. S.K. Blank, C.R. McCartney, and J.C. Marshall: “The origins and sequelae of abnormal neuroendocrine function in polycystic ovary syndrome”. Hum. Reprod. Update (July/August 2006) 12(4): 351-361
  3. Gilling-Smith C, Story H, Roger V, Franks S: “Evidence for a primary abnormality of thecal cell steroidogenesis in the polycystic ovary syndrome”. Clin Endocrinol (Oxford) 1997;47:93-99.
  4. Chu MC, Carmina E, Wang J and Lobo RA: “Mullerian-inhibiting substance reflects ovarian findings in women with polycystic ovary syndrome better than does inhibin B”. Fertil Steril 2005;86,6:1685-1688.
  5. Pigny P, Merlen E, Robert Y, Cortet-Rudelli C, Decanter C et al: “Elevated serum level of anti-mullerian hormone in patients with polycystic ovary syndrome: relation-ship to the ovarian follicle exces and to the follicular arrest”. J Clin Endocrinol Metabol 2003;88:5957-62.
  6. Grujiters MJ, Visser JA, Durlinger AL and Themmen AP: “Anti-mullerian hormone an its role in ovarian function”. Mol Cell Endocrinol 2003;211:85-90.

           

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3 commenti

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