Home Gravidanza Rosolia in gravidanza

Rosolia in gravidanza

Da dottvolpicelli

La rosolia è una malattia esantematica determinata da un RNA virus, il rubeovirus della famiglia dei Togavirus. Ha un’incubazione di 2-3 settimane prima della comparsa dell’esantema.  Al 2018 l’unico ospite conosciuto per il virus Rubella rimane l’uomo.

Da un punto di vista clinico il virus appartiene al complesso TORCH, ovvero un insieme di agenti eziologici oggetto di screening nelle donne gravide.

Epidemiologia – Linfezione rubeolica è molto diffusa nei paesi a clima temperato e particolarmente frequente durante il periodo invernale e in primavera con picchi epidemici che si verificavano, prima dell’introduzione della vaccinazione di massa, ogni 4-5 anni circa. In Italia la rosolia è soggetta a notifica obbligatoria dal 1970.

Il 70% dei casi di rosolia si riferiscono a bambini non vaccinati e di età <15 anni. In Italia, nonostante la disponibilità del vaccino specifico dal 1960, è ancora oggi molto diffusa e costituisce una delle più frequenti complicazioni della gravidanza. Secondo il rapporto biennale 2017 dell’European Centre for Disease Prevention and Control, su 53 Paesi europei, 33 (tra i quali 19 dell’UE) hanno eliminato la rosolia, mentre in sette Paesi dell’UE risulta ancora endemica: Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Polonia e Romania (25,26).

Per interrompere la circolazione della rosolia è essenziale che si raggiungano e si mantengano elevati livelli di copertura vaccinale nell’infanzia (>90%). Infatti, in presenza di coperture vaccinali sub-ottimali, la malattia continua a circolare con uno spostamento verso l’alto dell’età dei casi, aumentando il rischio di infezioni in gravidanza, e quindi di rosolia congenita (19-23).

La trasmissione della malattia generalmente avviene  per contagio diretto, tramite le goccioline salivari di Flϋgge, dalla persona malata alla gestante ma può avvenire anche per contatto con la persona ammalata o con i suoi indumenti o in modo verticale dalla gravida al feto.

Le persone affette da rosolia possono trasmettere l’infezione nel periodo di viremia e cioè da 10 giorni prima della comparsa dell’esantema a 15 giorni dopo l’eruzione esantematica (1,2). 

 

SINTOMATOLOGIA e DIAGNOSI – la rosolia nel 25% dei casi è asintomatica; nel 25% dei casi è caratterizzata da semplice linfoadenite nucale e latero-cervicale accompagnata frequentemente, ma non sempre, a febbre senza esantema.   La forma tipica, presente nel 50% dei casi, prevede un decorso benigno con comparsa di esantema fugace (poche ore-3 giorni) micropapuloso non confluente a rapidissima evoluzione cranio-caudale  e febbre modesta (anche se talvolta può raggiungere i 39 °C) dopo un periodo di incubazione di 10-16 giorni, cefalea, linfoadenopatia nucale e latero-cervicale, rinite, congiuntivite e artropatia.  La linfoadenopatia precede esantema e febbre e perdura per un mese circa.  Il virus viene eliminato attraverso il naso-faringe fino a 14 giorni dalla comparsa dell’esantema.
La diagnosi differenziale rispetto al morbillo si effettua osservando l’eruzione più lieve e leggera, e per l’assenza di Macchie di Köplik.
Siccome la sintomatologia è aleatoria, scarsamente specifica e talvolta assente, la diagnosi di rosolia si ottiene solo con esami di laboratorio di tipo diretto e/o indiretto (3-8).
I metodi diretti sono possibili mediante l’uso di tamponi delle vie aeree superiori e  prelievi di sangue o urine della gestante preferibilmente entro 4 giorni dalla comparsa dell’esantema. Ma il
virus della rosolia può essere isolato da una settimana prima fino a 2 settimane dopo la comparsa dell’esantema.
Dalla 12a settimana è possibile effettuare prelievi di villi coriali  e, dalla 16a settimana, sangue fetale o liquido amniotico.
Su tali materiali è possibile effettuare lisolamento del virus ed estrazione dell’RNA virale mediante RT-PCR. La RT-PCR (Reverse Transcriptase-Polimerase Chain Reaction)  è la metodica che permette di estrarre e moltiplicare filamenti di RNA virale in modo da poterli facilmente visualizzare ed analizzare. L’isolamento del RNA virale è ovviamente il Gold standard diagnostico nei casi dubbi di infezione con una specificità >99%. 
I metodi indiretti prevedono il dosaggio quantitativo e qualitativo  delle immunoglobuline specifiche (IgM e IgG) nel sangue materno e l’avidity test delle IgG.

Le IgM compaiono subito dopo il contatto e generalmente persistono per 6-8 settimane ma alcune volte anche per mesi ed anni. Metodo qualitativo :
< 20 Negativo
20-25 Dubbio
25 – 30 Deb. Positivo
> 31 Positivo
Le IgG compaiono dopo 7-10 gg dall’esantema e permangono per tutta la vita (anticorpi della memoria).  Metodo quantitativo:
< 4 UI/ml Negativo
5 – 10 UI/ml Dubbio
11 – 20 UI/ml Deb. Positivo
> 20 UI/ml Positivo
Le IgG conferiscono l’immunità ed impediscono la fase viremica della malattia responsabile delle malformazioni fetali.
Avidity test IgG: le IgG nella fase acuta dell’infezione hanno una ridotta avidità che aumenta con il passare del tempo. 
L’avidità di un anticorpo nei confronti di un antigene esprime la capacità che ha l’anticorpo
stesso di formare legami stabili con l’antigene
L’avidità delle IgG con test ELISA si ottiene confrontando, ad opportuna diluizione, le
densità ottiche ottenute con e senza lavaggio del campione con soluzioni dissocianti di
urea.
La percentuale di IgG residue legate è tanto più bassa quanto maggiore è la percentuale di
IgG giovani, poco avide, rimosse dal lavaggio
Bassa avidità < 20% coincide con una infezione acuta e recente, acquisita negli ultimi due-tre mesi
Media-alta avidità > 20 % coincide con una infezione risalente a > 4 mesi
La trasmissione dell’infezione rubeolica al feto nei primi 3 mesi avviene nel 16% dei casi di infezione materna. Il Bollettino Epidemiologico Nazionale (BEN), pubblicato nel febbraio 2009, riferisce che nel periodo 2005-2008 sono stati notificati 110 casi sospetti di rosolia in gravidanza (di cui oltre la metà sono stati recensiti nel 2008) e 37 casi sospetti di rosolia congenita.
L’Organizzazione mondiale della sanità stima in circa 110.000 i bambini che nascono ogni anno con la sindrome da rosolia congenita e devono confrontarsi con le sue conseguenze invalidanti (24).

 

L’infezione può trasmettersi al feto durante la fase viremica per via trasplacentare; essa può verificarsi in diversi periodi della gravidanza, e la gravità delle conseguenze che la stessa avrà sul feto dipendono proprio da questo.

  • Fino alla 4ª settimana:
    Non c’è ancora placenta quindi il passaggio del virus all’embrione è abbastanza difficile ma se ciò si verifica probabilmente si andrà incontro all’aborto.
  • 4ª-5ª settimana
    Si sono formati i villi coriali per cui il contagio comincia a divenire più probabile, se esso si verifica si può avere aborto o gravi malformazioni fetali.
  • 5ª-16ª settimana
    Le cellule si trovano in uno stato di attiva replicazione e quindi recettive per la replicazione virale.  in questo stadio si verificano: inibizione o rallentamento della mitosi e necrosi cellulare, tutto ciò causerà gravi embriopatie malformative che vengono raggruppate sotto il nome di Triade di Gregg: cataratta, malformazioni cardiache e sordità per malformazione dell’organo del Corti.
  • Dalla 17ª settimana
    Si ha infezione senza malformazioni; si possono avere:

    • Rubeola espansa: poliviscerite con epatosplenomegalia, trombocitopenia, polmonite interstiziale, flogosi diffusa.
    • Rubeola in utero: neonato sano ma con le IgM antirosolia.
    • Rubeola con interessamento di un solo organo.

Si può verificare che il feto non riesca ad eliminare il virus contratto durante il periodo embrionale. In questo caso il neonato presenterà oltre alle malformazioni anche i segni dell’infezione fetale (epatosplenomegalia, ittero, IgM e IgG, piastrinopenia), ed inoltre continuerà ad eliminare il virus con le urine per ancora 18 mesi.


Complicazioni in gravidanza – Le più gravi complicanze si verificano, in gestanti non immunizzate per la rosolia, nel 1° trimestre di gravidanza:  perchè, se contratta   nel primo trimestre di gravidanza e specialmente nelle prime settimane,  quasi sempre l’infezione da rosolia determina gravi malformazioni fetali, morte fetale endouterina (7.7%) ed aborto spontaneo (1). Il rischio di malformazioni fetali progressivamente diminuisce fino ad azzerarsi dopo la 20ª settimana di gestazione perchè la placenta costituisce una valida barriera contro la trasmissione del virus dalla madre al feto. Nel III° trimestre, in caso di infezione materna da rubeovirus, si può avere infezione placentare ma non trasmissione al feto.
1) L’aborto si verifica a volte nella fase acuta  della malattia, altre volte più tardivamente con l’espulsione di un feto morto e macerato.
2) Le malformazioni fetali più frequenti sono: sordità  (anomalie del dotto cocleare), i difetti oculari (cataratta, microftalmia, glaucoma), le anomalie cardiache (pervietà del dotto arterioso di Botallo), la microcefalia e calcificazioni endocraniche (tipicamente disposte a candelabro), 
Viene definita Sindrome della rosolia la triade costituita da sordità, difetti oculari (cataratta, glaucoma, cecità completa) (4)  ed anomalie cardiache congenite oltre a IUGR, ritardo mentale, autismo, diabete giovanile (9-12).
Management diagnostico-terapeutico in caso di contatto fra donna gravida al 1° trimestre e persona con infezione rubeolica in atto:
1) La gestante ha già fatto in precedenza la determinazione delle IgG specifiche antirosolia che sono risultate presenti. In questo caso il prodotto del concepimento non corre rischi malformativi anche se sono stati osservati  casi rari di rosolia congenita in neonati da madri immunizzate, evidentemente per reinfezione in gravidanza. Bassi livelli sierici di IgM possono comparire in caso di reinfezione.
2) La gestante non ha fatto in precedenza gli esami per la ricerca degli Ac antirosolia o  gli anticorpi sono del tutto assenti. In questo caso esistono due possibilità di intervento:

A) ricercare, non oltre i 7 giorni dal presunto contatto, le immunoglobine specifiche  IgG ed IgM.  Le IgM in grado elevato si evidenziano solo in caso di primo contagio, durano qualche settimana e poi scompaiono, mentre la IgG si formano anch’esse al primo impatto con il virus ma restano per molti anni in circolo; le IgG conferiscono l’immunità ed impediscono la fase viremica della malattia responsabile delle malformazioni fetali. Quindi in caso di assenza di IgM il feto non corre rischi. Bassi livelli sierici di IgM possono comparire in caso di reinfezione. Per la possibilità di falsi positivi e falsi negativi è sempre opportuno un follow-up clinico e biochimico accurato a medio-lungo termine. La diagnosi prenatale è possibile dalla 20ª settimana con la ricerca del genoma virale su liquido amniotico mediante tecnica PCR. Dalla 20ª-22ª settimana è possibile inoltre effettuare il dosaggio di IgM ed IgG specifiche nel sangue fetale prelevato dal funicolo mediante cordocentesi. Nel caso di sospetta/accertata infezione primaria in gravidanza, è indicato un accurato monitoraggio ecografico della morfologia fetale ed una ecocardiografia fetale. Va ricordato che non tutte le anomalie correlate all’infezione fetale possono essere riscontrate mediante ecografia (13-16).

B) Immunoprofilassi aspecifica: somministrazione di γ-globuline aspecifiche, ad effetto protettivo incerto

Profilassi: 
La situazione in Italia
• 1970: sorveglianza rosolia post-natale
• 1972: Vaccinazione monovalente raccomandata per le ragazze in età prepubere
• 1987-1991: sorveglianza SRC (Sindrome della Rosolia Congenita)
• Inizio anni ’90: disponibilità del vaccino trivalente morbillo-pertosse-rosolia MPR
1999: MPR inclusa nel calendario nazionale a 12-15 mesi
• 2005: sorveglianza della rosolia in gravidanza e su neonati
* Vaccino specifico con virus vivi attenuati – è l’unica strategia efficace per prevenire la Sindrome della Rosolia Congenita. Vaccinazione non obbligatoria ma altamente consigliata, e gratuita,  alle  bambine in pubertà ed alle giovani donne, non gravide, ad alto rischio di contagio, soprattutto donne che lavorano a contatto di bambini in età prescolare (2). La strategia attuale  è dunque quella di vaccinare tutti i bambini nel secondo anno di vita con il vaccino trivalente, contro morbillo, parotite e rosolia (MPR), di somministrarne una seconda dose entro i 5-6 anni di età. Contemporaneamente, è indispensabile vaccinare tutte le ragazze e le donne che non sono state vaccinate da bambine.  Chi ha già contratto in precedenza una delle tre malattie, può vaccinarsi ugualmente senza che si creino problemi. Il vaccino è ben tollerato e nella quasi totalità dei casi non provoca reazioni. I possibili lievi disturbi conseguenti la vaccinazione possono essere: febbre, irritazione cutanea, ingrossamento dei linfonodi sul collo; molto più raramente è possibile la comparsa di dolori alle articolazioni a distanza di 1-3 settimane dalla vaccinazione. Ancora più raro è il calo delle piastrine (trombocitopenia) nei due mesi successivi. Tutti questi possibili disturbi sono comunque transitori. Le reazione allergiche gravi sono eccezionali come per tutti gli altri vaccini.
L’Advisory Committee on Immunization Practices (1994) raccomanda di somministrare di routine, dopo il parto, il vaccino antirosolia a tutte le donne recettive allo scopo di evitare, in una gravidanza successiva, le conseguenze di un’eventuale infezione rubeolica. Come per tutti vaccini vivi attenuati, la vaccinazione non viene praticata negli individui con deficit immunitario o sotto terapia immunosoppressiva (corticoidi, antineoplastici, antirigetto). Il vaccino è invece consigliato alle persone infette da HIV che non hanno sviluppato Aids.
*Preconceptional counselling: consiglia alle donne non immuni di evitare luoghi affollati specialmente se frequentati da bambini in età pre-scolare.
ROSOLIA CONGENITA: in Italia si segnalano circa 100  casi/anno  di neonati affetti da rosolia congenita (SRC, Sindrome della Rosolia Congenita). Ma tale dato va rivisto al rialzo per la scarsa e fugace sintomatologia della malattia. Nei casi asintomatici la diagnosi di certezza va posta con il dosaggio delle IgM spcifiche che si ritroveranno in circolo perchè  nella SCR  il virus rimane in circolo per lunghi periodi di tempo invece dei 7-10 giorni caratteristici della malattia acquisita dopo la nascita. Il periodo di contagio quindi può durare anche mesi o addirittura più di un anno, con una potenzialità infettiva molto elevata che richiede l’isolamento, sia durante il ricovero nella nursery che al ritorno a casa.
SINTOMATOLOGA DELLA SRC: Il 75% dei bambini affetti da rosolia congenita sono asintomatici alla nascita e solo successivamente presenteranno delle sequele.  I sintomi più noti della rosolia congenita sono sordità, malformazioni dell’occhio, del cuore e del sistema nervoso centrale. Nel 75% dei casi, i bambini presentano sordità di tipo neurosensoriale, spesso bilaterale; questo sintomo può rappresentare l’unica sequela.  Il 50% dei neonati sintomatici presenta basso peso alla nascita in rapporto all’epoca gestazionale (SGA)  e continua a presentare un ritardo di crescita anche successivamente (3).  Il 35%  dei neonati affetti da SRC spesso presentano trombocitopenia, petecchie e porpora, anemia emolitica, epatite, ittero ed epatosplenomegalia. In caso di SRC anche sospetta occorre una precisa programmazione di controlli a medio e lungo termine per valutare la funzionalità uditiva, visiva e cardiologica. Tentativi di trattamento della SRC con vari farmaci (interferon, amantidina, isoprinosina) non hanno mostrato un’effettiva utilità (17,18).

Il Piano nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia (PNEMoRc) 2010-2015 include tra i suoi obiettivi la riduzione dell’incidenza della rosolia congenita a meno di 1 caso/100.000 nati vivi entro il 2015, in linea con le indicazioni della Regione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). In Italia è attivo un sistema nazionale di sorveglianza della rosolia congenita e delle infezioni rubeoliche in gravidanza, strumento indispensabile per monitorare l’efficacia dei programmi vaccinali e i progressi verso l’eliminazione. Dal 2005 la sindrome/infezione da rosolia congenita e la rosolia in gravidanza sono incluse tra le malattie infettive soggette a notifica obbligatoria di classe III. Al fine di rafforzare questo sistema di sorveglianza, il 17 luglio 2013 il ministero della Salute ha pubblicato la circolare “Sorveglianza della rosolia congenita e dell’infezione da virus della rosolia in gravidanza alla luce del nuovo Piano Nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita 2010-2015” (pdf 781 kb). Questa circolare, in accordo con le raccomandazioni del PNEMoRc, riporta le definizioni di caso 2012 della Commissione europea e aggiorna le procedure di ricerca, notifica, monitoraggio e isolamento dei casi di infezione da rosolia congenita e in gravidanza. A partire da settembre 2014, il reparto Epidemiologia, biostatistica e modelli matematici (Dmi-Iss) presenta su EpiCentro i dati nazionali della sorveglianza della rosolia congenita e della rosolia in gravidanza in un bollettino semestrale “Rosolia congenita & in gravidanza News”, che da marzo 2015 è disponibile anche nella versione inglese “Congenital rubella and rubella in pregnancy News”.

References:
  1. Rubella: Lambert N, Strebel P, Orenstein W, Icenogle J, Polonia G. The Lancet . 2015; 385 (9984): 2297-307.
  2. Buffolano W, Lorenzo E, Lodato S, Parlato A, Pizzuti R. Sorveglianza della rosolia congenita: l’esperienza del Registro campano delle infezioni perinatali Ben Notiziario ISS, 2003 (16) 5. Disponibile su:http://www.epicentro.iss.it/ben/2003/maggio2003/4_en.htm
  3. G. Noia, L. Masini1, M. De Santis, M. Scavo, F. Pomini, R. Grillo, P. Cattani, O. Ranno, A. Caruso and S. Mancuso: “Fetal Infection from Rubeovirus or Cytomegalovirus: Correlation Among Maternal Serological Profiles, Invasive Diagnostic Procedures, and Long-Term Follow-up”. Journal of Maternal-Fetal and Neonatal Medicine; 1998, Vol. 7, n°1, Pages 36-42
  4. Morales-Suárez-Varela, Maria, Kaerlev Linda, Zhu Jin Liang, Llopis-González Agustín, Gimeno-Clemente Natalia, Nohr Ellen A, Bonde Jens P, Olsen Jorn: “Risk of infection and adverse outcomes among pregnant working women in selected occupational groups: A study in the Danish National Birth Cohort”. Environ Health. 2010; 9: 70.
  5. Resnik R. “Intrauterine growth restriction”. Obstet Gynecol. 2002;99:490–496.
  6. Mets MB. Eye manifestations of intrauterine infections. Ophthalmol Clin North Am. 2001;14:521–531. doi: 10.1016/S0896-1549(05)70250-9.
  7. itts SI, Wallace GS, Montana B, Handschur EF, Mieslich D, Sampson AC, Canuso S, Horner J, Barskey AE, Abernathy ES, Icenogle JP. Congenital Rubella Syndrome in child of woman without known risk factors, New Jersey, USA . EID . 2014; 20(2):307-9
  8. World Health Organization. 2007. Update of standard nomenclature for wild-type rubella viruses . Wkly Epidemiol Rec 24: 216-22.
  9. Icenogle JP, Frey TK, Abernathy E, Reef SE, Shnurr D, Stewart JA. Genetic Analysis of Rubella Viruses Found in the United States between 1966 and 2004: Evidence that Indigenous Rubella Viruses Have Been Eliminated . Clinical Infectious Diseases . 2006; 43, Suppl 3:S133-40.
  10. World Health Organization. 2005. Standardization of the nomenclature for genetic characteristics of wild- type rubella viruses . Wkly Epidemiol Rec 80: 126-32.
  11. Zheng DP, Zhu H, Gerna G, Frey TK. Phylogenetic analysis of rubella virus isolated during a period of epidemic transmission in Italy, 1991-1997 . J Infect Dis 2003;187:1587-97.
  12. Hofmann J, Renz M, Meyer S, von Haeseler A, Liebert UG. Phylogenetic analysis of rubella virus including new genotype I . Virus Res 2003;96:123-8.
  13. Donadio FF, Siqueira MM, Vyse A, Jin L, Oliveira SA. The genomic analysis of rubella virus detected from outbreak and sporadic cases in Rio de Janeiro state, Brazil . J Clin Virol 2002;27:205-9.
  14. Miller E, Cradock-Watson JE, Pollock TM. Consequences of confirmed maternal rubella at successive stages of pregnancy. Lancet. 1982 Oct 9. 2(8302):781-4.
  15. De Santis M, Cavaliere AF, Straface G, Caruso A. Rubella infection in pregnancy. Reprod Toxicol. 2006 May. 21(4):390-8.
  16. McIntosh ED, Menser MA. A fifty-year follow-up of congenital rubella. Lancet. 1992 Aug 15. 340(8816):414-5.
  17. Best JM. Rubella. Semin Fetal Neonatal Med. 2007 Jun. 12(3):182-92.
  18. Tang JW, Aarons E, Hesketh LM, Strobel S, Schalasta G, Jauniaux E. Prenatal diagnosis of congenital rubella infection in the second trimester of pregnancy. Prenat Diagn. 2003 Jun. 23(6):509-12.
  19. Ministero della Sanità. Circolare n°12 del 13 luglio 1999. Controllo ed eliminazione di morbillo, parotite e rosolia attraverso la vaccinazione.
  20. Ciofi degli Atti ML, Salmaso S, Bella A, et al. Sentinel surveillance of vaccine preventable diseases in Italy. Pediatr Infect Dis J, 2002; 21(8): 763-8.
  21. Gabutti G, Rota MC, Salmaso S, et al. Epidemiology of measles. mumps and rubella in Italy. Epidemiol Infect 2002; 129: 543-50.
  22. Edmunds WJ, van de Heijden OG, Eerols M, et al. Modelling rubella in Europe. Epidemiol Infect 2000; 125 (3): 617-34.
  23. The WHO Position Paper on Rubella vaccine WER 2000, Vol. 75, 20 (pp 161-169)
    Italiano: http://www.levaccinazioni.it/Professionisti/FilesUploaded/2005~1~7~21~19~2~5179/231.asp
  24. http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs367/en/
  25. European Centre for Disease Prevention and Control, Bi-annual measles and rubella monitoring report, October 2017 [1]
  26. ^ European Centre for Disease Prevention and Control. Bi-annual measles and rubella monitoring report, October 2017. Stockholm: ECDC; 2017 PDF, pag.17

Potrebbe piacerti anche

4 commenti

Carmine 22 Aprile 2014 - 21:20

Buonasera, mia moglie ha avuto un aborto interno all ottava settimana. Il 28 febbraio di quest anno ha effettuato le analisi del sangue subito dopo aver saputo di essere in gravidanza. I valori di igm anti rosolia era di 263 e quello di igm debolmente positivo. Il 27 marzo ripete l esame con valori igg 343 e igm debolmente positivi. Il 27 aprile ripete l esame con valori igg di 316 e igm debolmente positivi con indicazione di quadro siero logico non modificato rispetto al precedente. Potreste spiegarci come vanno interpretati questi valori e se ci potrebbe essere problemi per un altra gravidanza?
Distinti saluti.
Carmine

Rispondi
dottvolpicelli 29 Aprile 2014 - 1:49

Carissimo Carmine,

L‘infezione rubeolica, nonostante la disponibilità del vaccino specifico dal 1960, è ancora oggi una delle più gravi complicazioni della gravidanza perchè, se contratta nel primo trimestre di gravidanza e specialmente nelle prime settimane, quasi sempre determina gravi malformazioni fetali, morte fetale endouterina con una percentuale del 7.7% ed aborto spontaneo.

Il rischio di malformazioni fetali progressivamente diminuisce fino ad azzerarsi dopo la 20ª settimana di gestazione perchè la placenta costituisce una valida barriera contro la trasmissione del virus dalla madre al feto. Nel III° trimestre, in caso di infezione materna da rubeovirus, si può avere un’infezione placentare ma non trasmissione al feto.

Le malformazioni fetali più frequenti sono: sordità (anomalie del dotto cocleare), i difetti oculari (cataratta, microftalmo, glaucoma), le anomalie cardiache (pervietà del dotto arterioso), la microcefalia. Viene infatti definita come Sindrome della rosolia la triade costituita da sordità, difetti oculari (cataratta, glaucoma, cecità completa) (4) ed anomalie cardiache congenite oltre a ritardo mentale, autismo, diabete giovanile.

La rosolia è una malattia esantematica determinata da un RNA virus, il rubeovirus della famiglia dei Togavirus. Ha un’incubazione di 2-3 settimane prima della comparsa dell’esantema. La trasmissione della malattia avviene esclusivamente per contagio diretto, tramite le goccioline salivari di Flϋgge, dalla persona malata alla gestante. Le persone affette da rosolia possono trasmettere l’infezione da 10 giorni prima della comparsa dell’esantema a 15 giorni dopo l’eruzione esantematica. Le manifestazioni cliniche della malattia in gravidanza sono simili a quelle presenti nelle donne non gravide: decorso benigno con comparsa di esantema fugace e febbre modesta dopo un periodo di incubazione di 10-12 giorni. Siccome la sintomatologia è aleatoria, scarsamente specifica e talvolta assente, la diagnosi di rosolia si ottiene solo con la determinazione delle IgG e IgM antirosolia.

Purtroppo nel tuo messaggio c’è un errore di trasmissione: “Il 28 febbraio di quest anno ha effettuato le analisi del sangue subito dopo aver saputo di essere in gravidanza. I valori di igm anti rosolia era di 263 e quello di igm debolmente positivo”. Ripeti due volte IgM! e non è possibile.

Ipotizzando, come penso, che il valore 263 si riferisca alle IgG devo dedurre che tua moglie era, ed è, immunizzata contro il virus della rosolia e abbia contratto una reinfezione da contatto con persone affette da rosolia. Le gravide che hanno già subito un’infezione da rosolia sviluppano anticorpi (IgG) che le proteggono in caso di reinfezione per quanto riguarda le gravi malformazioni fetali, anche se sono stati iportati casi di neonati con rosolia congenita.

Se invece i primi valori di 263 si riferiscono al dosaggio delle IgM dobbiamo concludere che la Signora non era immunizzata ed è stata colpita per la prima volta nella sua vita da infezione rubeolica nelle prime settimane di gravidanza.

Il palinsesto delle immunoglobuline anti-rosolia presenta un notevole innalzamento dei valori di IgM solo nella prima infezione da rosolia e modesti rialzi sierici nelle reinfezioni. Invece le IgG si evidenziano dopo alcuni giorni dall’infezione e si mantengono su valori alti costantemente per tutta la vita. I valori da te presentati (correggendo l’errore di digitazione) sono normali. Le IgG indicano un’infezione pregressa e non proteggono dalle reinfezioni ma proteggono dalle complicanze relative all’infezione rubeolica soprattutto a carico del feto.

Per un’altra gravidanza consiglio alla tua Signora di non frequentare nel 1° trimestre di gravidanza luoghi affollati come cinema e teatri e di limitare il contatto con bambini in età scolare soprattutto se febbricitanti o con rash cutanei. In caso di contatto con persone affette da rosolia è necessario effettuare il dosaggio sierico di IgG e IgM antirosolia; in caso di IgM negative non occorrono altri esami. Con IgM anche debolmente positive occorre effettuare un’ecografia “strutturale” alla quattordicesima e diciottesima settimana e stabilire con il ginecologo l’eventualità di villocentesi, amniocentesi e cordocentesi.

Sempre a disposizione
Cordialmente
Dr. Vincenzo Volpicelli

Rispondi
Carmine 26 Maggio 2014 - 23:58

Buonasera dottore, non avevo ancora visto la sua risposta fino ad oggi è mi scuso per questo. Mia miglia ha effettuato nuovamente il test il 22/05/2014. L abbiamo ritirato oggi ed i valori igg sono maggiori a 350 mentre le igm ancora debolmente positive, con una nota: situazione sierologica immodificata rispetto al precedente controllo permanenza di igm da infezione recente. Questa volta è stato fatto in più il test di avidità con valore 89% con nota avidità alta. Cosa ne pensa?

Rispondi
dottvolpicelli 3 Giugno 2014 - 15:28

sicuramente si è trattato di un’infezione rubeolica ad alta carica virale. Guardandola in positivo: non ci dovremo più preoccupare del rubeovirus per le future gravidanze!
Saluti
dr. Vincenzo Volpicelli

Rispondi

Lascia il tuo commento

Inserisci la somma corretta Limite di tempo superato. Si prega di completare nuovamente il captcha.

Il Fertilitycenter.it è un sito informativo al fianco delle coppie per sostenerle ed informarle nel desiderio più grande, quello di avere un figlio.

ULTIMI ARTICOLI

fertilitycenter.it © 2023 All right reserved.

Questo sito Web utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza. Supponiamo che tu sia d'accordo con questo, ma puoi annullare l'iscrizione se lo desideri. Accetto Leggi

-
00:00
00:00
Update Required Flash plugin
-
00:00
00:00